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Il Banchetto del Gattopardo
Presso La Villa Corbera Palmaris, è possibile richiedere, anticipatamente e subito dopo aver prenotato, menu tratti dal Gattopardo di G. Tomasi di Lampedusa, quello del pranzo a Donnafugata o quello del ballo a palazzo Ponteleone.
Si può richiedere il servizio di catering che propone i menù sopra citati, chiamando direttamente, inviando una mail, oppure recandosi sulla pagina dei contatti e inviare il modulo con tutte le informazioni necessarie.
Sull'onda del successo emotivo suscitato dal Gattopardo, molti scrittori pubblicarono memorie familiari con ricordi idilliaci dei banchetti degli aristocratici Siciliani.
Primo fra tutti, “il Gattopardo “ ci fa assaporare quasi fisicamente le pietanze aristocratiche che rievoca nelle descrizioni del pranzo a Donnafugata ( dove appare il famoso timballo “torreggiante “). Sono certo sapori ed odori che Tomasi di Lampedusa enumera attingendo dai ricordi infantili. analizzare e riproporre le ricette, in alcuni casi ormai desuete, della tradizione aristocratica del Gattopardo può essere un approfondimento antropologico come testimonianza storica del paesaggio. I pasti rappresentano L espressione dì atavici privilegi e di fasti ormai decadenti che ci consentono di riavvicinarci ad un’epoca trascorsa, riassaporando (proprio) i cibi che la caratterizzavano.
Le ricette proposte non sono che una piccola parte di quelle della tradizione siciliana, la scelta è stata determinata che ognuna è preceduta dalla descrizione dell’autore de “il gattopardo “.

Il menù è così composto:
- Consommè
- Maccheroni di zito alla Siciliana
- Timballo di Maccheroni
- Pasta con le Sarde
- Caponata di Melanzane
- Muffoletti
- Gelatina al Rhum
- Trionfi della Gola
- Paste delle Vergini
- Biancomangiare
- Cannoli di Ricotta
- gelo di Mellone
- Buccellato
- Cassata
Racconti e Sapori del Gattopardo
Timballo di Maccheroni
Quando tre servitori in verde, oro e cipria entrarono recando ciascuno uno smisurato piatto d'argento che conteneva un torreggiante timballo di maccheroni, tutti manifestarono il loro sollievo in modi diversi. Buone creanze a parte, l'aspetto di quei monumentali pasticci era ben degno di evocare fremiti di ammirazione. L'oro brunito dell'involucro, la fragranza di zucchero e cannella che ne emanava, non erano che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionbava dall'interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scrgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le filettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroncini corti, cui l'estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.
G. Tomasi di Lampedusa, "Il Gattopardo"



ANELLETTI AL RAGU'
Padre Pirrone fu accolto con lacrimosa allegria. Appena entrato in casa su assalito, come sempre, dalla dolcissima furia dei ricordi giovanili: tutto era immutato, il pavimento di coccio come il parco mobilio; l'identica luce entrava dai finestrozzi; il cane Romeo, che latrava breve in un cantone, era somigliantissimo di un altro compagno suo nei violenti giochi; dalla cucina esalava il secolare aroma del ragù che sobbolliva, era fatto con pomodoro, cipolle e carne di castrato, per gli "anelletti" nei giorni segnalati.
G. Tomasi di Lampedusa, "Il Gattopardo"
MUFFOLETTI
Alla circoscritta ombra dei sugheri il Principe e l'organista si riposarono: bevevano il vino tiepido delle borracce di legno, accompagnavano un pollo arrosto venuto fuori dal carniere di don Fabrizio con i soavissimi "Muffoletti" coeparsi di farina cruda che don Ciccio aveva portato con sé; degustavano la dolce "insòlia", quell'uva tanto brutta da vedere quanto buona da mangiare; saziarono con larghe fette di pane la fame dei bracchi che stavano di fronte a loro, impassibili come uscieri concentrati nella riscossione dei propri crediti.
G. Tomasi di Lampedusa, "Il Gattopardo"

PASTE DELLE VERGINI
Il Principe disprezzò la tavola delle bibite che stava sulla destra, luccicante di cristalli e di argenti, si diresse a sinistra verso quella dei dolci. Lì immani babà sauri come il manto dei cavalli, Monte Bianchi nevosi di panna, beignets Dauphin che le mandorle screziavano di bianco e i pistacchi di verdino, collinette di profiteroles alla cioccolata, parfaits rosei, parfaits sciampagna, parfaits bigi che si sfaldavano scricchiolando quando la spatola li divideva, sviolinature in maggiore delle amarene candite, timbri aciduli degli ananas gialli, e "trionfi della gola" col verde opaco dei loro pistacchi macinati, impudiche "paste delle vergini". Di queste don Fabbrizio si fece dare e, tenendole nel piatto, sembrava una profana caricatura di sant'Agata esibente i propri seni recisi. "Come mai il santo uffizio, quando lo poteva, non pensò a proibire questi dolci? I "trionfi della gola" ( la gola, peccato mortale!), le mammelle di Sant'Agata vendute dai monasteri, divorate dai festaioli! Mah!"
G. Tomasi di Lampedusa, "Il Gattopardo"




Gelatina al Rhum
Alla fine del pranzo venne servita la gelatina al rhum. Questo era il dolce preferito del principe, e la Principessa, riconoscente delle consolazioni ricevute, aveva av uto cura di ordinarlo la mattina di buon'ora. Si presentava minacciosa, con quella sua forma di torrione appoggiato su bastoni e scarpate , dalle pareti lisce e scivolose impossibili da scalare, presidiata da una guarnigione rossa e verde di ciliegie e di pistacchi; era però trasparente e tremolante ed il cucchiaio vi si affondava con stupefacente agio.
Esilarato dall'aroma del liquore e dal gusto delicato della milizia multicolore, il Principe se la godette davvero assistendo al rapido smantellamento della fosca rocca sotto l'assalto degli appetiti.
G. Tomasi di Lampedusa, "Il Gattopardo"
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